L’UNITÀ ATOMICA DELL’INFORMATICA, è un BIT !
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BIT è una crasi di due acronimi e sta per “binary digit”; esso identifica l’infinitamente piccolo dell’informatica; una manciata di BIT, poi, costituisce un Byte che è il codice degli apparati informatici per comunicare, così come gli alfabeti, coi loro significanti semantici, sono il codice degli uomini, per comunicare.
BIT è fortemente connaturato all’uomo: può essere acceso (uno) oppure spento (zero), quindi, perché è una dicotomia come lo sono il giorno e la notte, il bene e il male, il maschile e il femminile, la materia e lo spirito, il concreto e l’astratto e quant’altro si contrappone senza fine, ma non è un duale.
BIT è un atomo che viene da lontano: venne Pascal e lasciò traccia ma non bastò, venne von Leibniz e lasciò traccia ma non bastò, venne Volta (e lì furono in tanti sia prima, sia dopo di Lui) e lasciò traccia ma non bastò, venne Boole e lasciò traccia ma non bastò, poi vennero i ragazzi di Los Alamos (con una mission completamente diversa) e posero una piccola pietra ma miliare, per un inizio.
Poi ne vennero ancora molti ed altri ne verranno; non ostante nomi altisonanti come Steve Job o Bill Gate furono e sono solo staffette di una lunga corsa che ancora non ci ha svelato il progetto completo.
BIT è l’inizio di questo progetto.
L’opera è stata realizzata da Marco SAVIO, in due esemplari uno per lo studio SINTESIX e l’altro per l’amico Fabrizio TONINELLI. Ciascuna contiene 256 BIT e consente di rappresentare, in caratteri ASCII cioè come “legge la macchina”, una frase di 32 caratteri.